martedì 30 settembre 2014

io, professoressa? ._.


Innanzitutto non potevo evitare di aggiornarvi riguardo il magnifico (e golosissimo) risultato dell'esperimento-dessert di ieri *.*
taaadaaaah, ecco a voi il fior di liquirizia al caramello ^.^

prendo così l'occasione di (ri-)ringraziare le persone che su instagram mi seguono, mi commentano e mi sostengono; ricevere un messaggio è per me sempre una gioia, lo giuro, soprattutto quando non sono io a chiedere aiuto, ma sono le altre persone a chiedermelo.

Così, facendo queste riflessioni, la mia testolina ha concluso che, forse, insegnare non mi dispiacerebbe davvero. Lo credevo impossibile, ho sempre detto che non sarei MAI diventata una professoressa; suvvia, ammettiamolo, chi fa questo mestiere deve per forza avere un fondo di stronzaggine. Pensate ad esempio quando hanno corretto un compito e si ritrovano a dover scrivere un bel 3 sul foglio di un ragazzo che si impegna con tutto il cuore, ma proprio non ci arriva; un ragazzo d'oro magari, di quelli che vanno male a scuola, ma che sarebbero pronti a soccorrere una formichina se solo gli venisse chiesto. Quindi pensavo (e lo penso ancora) « non diventerò mai una persona tanto presuntuosa da osare valutare un ragazzo che si conosce a mala pena » . Perchè è questo che fanno, inutile divagare tanto; valutano. Si rendono conto che ogni valutazione ha la sua conseguenza? Sanno quanto una parola, un gesto può influenzare e cambiare un percorso? 
Non ho il coraggio di influenzare la mia di vita, figuriamoci quella degli altri.

Ma, poi successe qualcosa. Per riassumere (e non annoiare) racconterò una breve storiella;
la mia professoressa di italiano al liceo si chiamava M,  quella di latino/greco si chiamava S.
✖ M. mi ha sempre valutato i temi con voti dal 7 al su, eppure da lei mi sentivo estremamente e totalmente umiliata, sottovalutata, avvilita; la odiavo, odiavo il modo in cui spiegava la stupenda materia di cui aveva disgraziatamente la cattedra, odiavo il modo in cui faceva scorrere il dito sul registro per scegliere chi interrogare, odiavo quando consegnava compiaciuta i compiti in classe, odiavo i suoi commenti, odiavo la sua voce. Amavo, ahimé, la sua materia; che non le ho mai permesso, nonostante tutto, di portarmi via. 
✖ S. invece mi ha dato tanti (ma tanti, ma tanti, ma tanti, ma tanti) 3/4/5 negli scritti di greco; solo una volta sono riuscita a prendere un 7 e le poche volte che vedevo il 6 (o il 5.5) erano salti di gioia. Eppure non mi sono mai sentita giudicata da lei, mai. Materie che al ginnasio odiavo, me le ha fatte amare; è grazie a lei che ho scelto di non abbandonarli all'università (ho detto invece addio alle traduzioni originali, ma sono sicura che Omero mi ringrazierebbe della scelta; nelle traduzioni sarei stata in grado di rendere Elena di Troia un'eroina della guerra, tipo Giovnna D'Arco, per intenderci). Nella sua eleganza, nel suo silenzioso osservare quello che accadeva oltre le quattro pareti di quell'aula, nella sua composta (talvolta fredda) cortesia, S. faceva ben più che far rivivere magicamente la cultura classica durante le lezioni; Lei mi considerava una persona.
Una persona vera. Viva. 
Eppure i 4 me li dava, eccome se me li dava.
Ma è oltre l'aula, oltre i segni rossi sui compiti, che S. è una professoressa.

Ecco ciò che "mi convertì" dalla decisa avversione all'insegnamento al voler intraprenderne il percorso. Da lunedì inizio la frequentazione dei corsi all'università: curriculum filologico-letterario , facoltà Lettere e Filosofia. Il primo passo verso un futuro, non credete? Scegliere l'università è essere consapevoli di dover non più studiare "la teoria", ma metterci passione e apprendere "la pratica" . Un mestiere. Un lavoro. Una vita.

Questo spero di poter un giorno dire da dietro una cattedra. Non ci tengo a compiacermi dei compiti assegnati all'ultimo minuto, né delle interrogazioni a sorpresa, né del rimandare a settembre qualcuno, figuriamoci bocciare. Vorrò rendere consapevoli i ragazzi (e continuare ad autoconvincermi) che Noi siamo una vita. 
Ha senso sprecarla?


Rachel

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